Quale scenario si prefigura nel mondo della sicurezza informatica dopo la pandemia? Quali sono le principali tendenze emerse dalle indagini sul mercato e sulle transazioni online? In quali aspetti di sicurezza le aziende dovranno farsi trovare pronte e quali sono le nuove sfide per la digitalizzazione delle aziende?
Ne parliamo attraverso gli spunti di riflessione raccolti da un’azienda specializzata in soluzioni di system integrator e con i dati dell’indagine di IBM Security in materia di comportamenti dei consumatori e sicurezza informatica. Su un campione di intervistati la maggior parte ha ammesso di aver creato almeno 15 nuovi account online a partire dal lockdown.
Come si comportano gli utenti in rete?
Di questi 82 intervistati su 100 ha utilizzato le stesse credenziali di accesso per più profili. Quindi la maggior parte degli account creati durante la pandemia contiene indirizzi mail e password che si basano su credenziali già utilizzate e, pertanto, decisamente vulnerabili.
Per le aziende questo significa che il rischio di violazione e di furto dei dati è molto elevato e che l’intero mercato deve necessariamente investire in sistemi di sicurezza inviolabili pensati per superare questa forte criticità. Ma non è tutto.
Tutti gli intervistati da IBM security hanno ammesso di ripetere 3 o 4 tentativi di accesso prima di re-importare la password e che il tempo medio di accesso e di creazione di un nuovo account in rete debba essere di massimo cinque minuti.
L’importanza della tutela dei dati
Tale informazione ci fa comprendere l’importanza che assumerà la conservazione dei dati per le aziende, sempre più digitalizzate e, pertanto, esposte ai rischi della rete. L’attuale scenario impone al mercato di investire in sicurezza informatica attraverso il cosiddetto approccio Zero Trust per il quale le aziende adottano sistemi che presuppongano che l’identità degli utenti sia già compromessa.
Pertanto saranno necessarie nuove soluzioni di Identity Access Management, IAM, che tuteleranno i consumatori attraverso sistemi di accesso capaci di identificare le criticità di un utente ancora prima della creazione del profilo.
Per questi cambiamenti è necessario investire risorse in sistemi informatici sicuri e avanzati disposti dalle realtà più aggiornate oltre a sensibilizzare collaboratori e clienti circa l’importanza di proteggere le proprie credenziali di accesso.
Ancora troppi reati informatici
Ancora oggi le persone assumono atteggiamenti poco attenti alla tutela dei propri dati e i fenomeni di furto di informazioni sensibili come carte di pagamento, profili social e anagrafica sono all’ordine del giorno. Difatti da un’inchiesta del Sole24Ore è emerso come il crimine digitale abbia contato oltre ottocento reati al giorno nel primo semestre del 2021. Sul totale dei reati denunciati i reati informatici pesano del 15% superando i livelli pre-pandemia con percentuali impressionanti: +28% per truffe e frodi informatiche e +52% per delitti informatici. Secondo lo studio in analisi laddove vi sia maggiore utilizzo di strumenti informatici aumenta il rischio mentre, dove la popolazione è meno incline al digitale diminuisce il numero di illeciti denunciati. La finalità principale di questi crimini è il lucro attraverso furto di dati e informazioni con cui sottrarre o estorcere denaro.