Le cause principali di dolore all’anca

Molto spesso a causa di dolori all’articolazione dell’anca le persone effettuano una visita fisiatrica a Roma. Per dolore all’anca si intende una sensazione spiacevole di dolore che si localizza a livello dell’anca, accompagnato da rigidità articolare e difficoltà di movimento.

L’anca è un’articolazione mobile detta a sfera per la sua conformazione anatomica che permette grande mobilità e resistenza.  È composta da due superfici ossee principali che sono l’acetabolo e la testa del femore. Questa articolazione è sostenuta da legamenti molto robusti e da un gran numero di muscoli che le forniscono forza e stabilità. 

L’artrosi dell’anca è la patologia progressiva e cronica che più frequentemente crea dolore in questa regione e la possiamo dividere in primaria e secondaria (conseguenza di traumi, anomalie metaboliche). Le manifestazioni cliniche dell’artrosi all’anca  sono la debolezza muscolare, l’atrofia muscolare, il dolore e la rigidità articolare che impattano sull’autonomia della persona. La progressione della malattia, può portare ad un dolore molto forte e talvolta invalidante.  Il dolore  tende a peggiorare con il  freddo e migliorare con il caldo; il dolore si localizza solitamente all’inguine e alla coscia.

Storicamente, il dolore laterale di anca è quasi sempre dovuto ad una infiammazione a carico di tendini glutei e/o delle borse trocanteriche. Colpisce principalmente il sesso femminile intorno ai cinquanta anni. Dal punto di vista clinico il paziente presenta difficoltà nel camminare, salire e scendere le scale, accavallare le gambe e dormire sul fianco; Il dolore è presente nella regione laterale dell’anca e si enfatizza alla pressione. A volte può irradiare fino al ginocchio coinvolgendo tutta la regione laterale della coscia.

Molto spesso patologie infiammatorie su base autoimmune colpiscono l’articolazione dell’anca coinvolgendo i tessuti cartilaginei, ossei e molli. Tra le forme di artrite possiamo avere l’artrite reumatoide e le artriti sieronegative (es. Psoriasica).

Altre cause meno frequenti comprendono l’impingement femoro acetabolare, la necrosi asettica e l’algodistrofia della testa femorale e le patologie tumorali.

Sarà fondamentale andare dal medico per avere una diagnosi accurata. Durante la visita medica lo specialista dovrà indagare attraverso un anamnesi accurata e dei test specifici i sintomi e segni del paziente. Inoltre nei casi dubbi sarà indicato prescrivere esami di laboratorio e di diagnostica strumentale come l’ecografia, la radiografia e la risonanza. Gli esami del sangue possono essere utili per escludere problematiche di origine sistemica come le artriti infiammatorie che possono insorgere con il dolore all’anca.

Da una diagnosi accurata e precoce nascerà poi la terapia idonea per ogni condizione patologica.

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mascherine per bambini

Come aiutare i bambini a proteggersi dal Coronavirus: alcune utili dritte

Inizialmente eravamo certi che i bambini, nonostante potessero contrarre il Coronavirus, non potessero incorrere in conseguenze negative gravi. Questa consapevolezza è venuta meno con lo scorrere dei mesi. Nonostante si tratti di una percentuale di bambini positivi piuttosto bassa, in molti sono stati costretti a trascorrere un bel po’ di tempo in ospedale, soprattutto a causa dell’aumento delle varianti del Covid-19. Non solo, i bambini positivi sono un veicolo di diffusione del virus importante, che deve essere contrastato quanto più possibile. Ma come aiutare i bambini a proteggersi dal Coronavirus al meglio e a proteggere le altre persone a loro vicine? Ecco alcune utili dritte. 

Le mascherine? Assolutamente sì!

I bambini devono essere incentivati quanto più possibile ad indossare le mascherina in ogni possibile occasione, salvo che non siano in un luogo isolato, salvo che non siano insieme ai loro genitori o parenti conviventi. Dovrebbero quindi indossare la mascherina anche mentre giocano con i loro amici, anche all’aria aperta, quando incontrano un nonno o una persona fragile che vive in un’altra casa e in ogni altra situazione in cui il contagio potrebbe avere luogo. Le mascherine per bambini  sono oggi disponibili in così tante versioni, anche coloratissime e in possesso di deliziosi disegni, che per i bimbi risulta piacevole alla fine indossarle. Se poi hanno il buon esempio dei genitori, vedrete che per loro indossare la mascherina si trasformerà in una vera e propria abitudine. I bimbi sopra i 6 anni di età sono abituati inoltre ad indossare la mascherina a scuola, quindi per loro questo accessorio non comporta alcun tipo di problema. 

In realtà le mascherine sono consigliate anche ai bambini che a scuola non sono obbligati ad indossarle, i bimbi quindi che frequentano la materna e gli asili nido, per limitare il contagio. Un recente studio condotto dal Dipartimento materno-infantile dell’Università La Sapienza di Roma Polo Pontino ha persino dimostrato che il loro utilizzo, anche nei bimbi al di sotto dei 24 mesi, non comporta conseguenze negative per la salute né può far incorrere i bambini in insufficienze respiratorie di alcun genere. 

Non solo mascherine, cosa insegnare ai bambini

È bene provvedere a mettere nello zainetto dei bambini o nella tasca della loro giacca una boccetta di gel igienizzante per le mani. Anche questo, insieme alla mascherina, è un valido strumento per contrastare la diffusione del virus. Non tutti lo sanno, ma sono oggi disponibili in commercio delle boccette ricaricabili in silicone, coloratissime, con animaletti e personaggi molto amati dai bambini, che sono davvero piacevoli da avere con sé e persino da collezionare. I bambini possono persino legarle alla cintura, oppure indossarle al polso alla stregua di un vero e proprio braccialetto. Ovviamente è però necessario insegnare ai bambini l’importanza dell’utilizzo della gel ed incentivarli a questo utilizzo più e più volte al giorno, specialmente quando si trovano fuori casa e in tutte quelle occasioni in cui entrano in contatto con altri bambini o persone che non fanno parte del loro nucleo familiare. 

Dove acquistare mascherine e gel per i bambini?

Ormai questi sono prodotti di semplice reperibilità, ma noi consigliamo sempre di effettuare l’acquisto di gel e mascherine online. Sul web questi prodotti per l’infanzia sono disponibili infatti in una gamma di versioni molto vasta, così che sia semplice per voi genitori riuscire a scovare un modello ideale per il vostro bambino, quel modello che renderà per lui piacevole utilizzare questi strumenti per contrastare il Coronavirus. Non solo, online i prezzi sono piuttosto bassi, una soluzione questa per riuscire a risparmiare e per far sì che a causa della pandemia le uscite mensili non siano eccessive. 

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linfedema gambe rimedi naturali

I migliori rimedi naturali al linfedema gambe

Nel caso di anomalie alla circolazione linfatica, liquidi ricchi di proteine si accumulano nello spazio tra le cellule. A causa di questa condizione si ha un aumento di volume alle gambe, spesso associato a dolore, difficoltà a muoversi, pelle a buccia d’arancia che risulta anche particolarmente dura, arrossamenti ed eczemi. Si tratta del linfedema. Il linfedema può essere trattato anche con rimedi naturali? Nel caso in cui il linfedema sia sorto a causa di una lesione oppure di un’ostruzione dei vasi linfatici, i rimedi naturali non possono portare ad una risoluzione del problema. In caso contrario, sono proprio invece i rimedi naturali quelli da prendere in considerazione.

Linfedema gambe rimedi naturali: quali sono i più interessanti?

Coloro che vogliono trattare il linfedema alle gambe con i rimedi naturali, devono prima di tutto migliorare e modificare la loro alimentazione. Latticini, zucchero e alimenti zuccherati, cereali raffinati sono assolutamente da evitare, questo perché si tratta di cibi che producono delle tossine, chiamate comunemente anche colle, che hanno effetti negativi sul sistema linfatico. Tendono infatti ad intasarlo, così che non sia più possibile riuscire a catturare i liquidi in eccesso e a riportali all’interno della circolazione venosa come invece dovrebbe accadere. Molto importante anche diminuire in modo drastico l’assunzione di sale. Ovviamente questo vale per il sale come condimento, ma anche per il sale di per sé già presente in alcuni alimenti, come nei salumi ad esempio oppure nei formaggi.

Per quanto riguarda tutti gli altri alimenti non ci sono controindicazioni da prendere in considerazione, ma è fondamentale ricordare che una eventuale intolleranza alimentare può causare linfedema e gonfiore alle gambe. Considerando che la maggior parte delle persone non sa di avere un’intolleranza alimentare, la prima cosa da fare sarebbe quindi sottoporsi ad un apposito test che possa metterle in evidenza.

Meliloto, linfa di betulla, bromelina per eliminare i liquidi in eccesso

Ci sono alcune sostanze vegetali che possono essere assunte da coloro che soffrono di linfedema al fine di migliorare la situazione. Tra queste sostanze, dobbiamo sicuramente ricordare il melitoto, sotto forma di estratto che può essere ingerito oppure utilizzato sulle zone interessate per effettuare un massaggio. In entrambi i casi, si ha la possibilità di ottenere una maggiore velocità di deflusso linfatico e di riuscire quindi a sgonfiare le gambe in modo eccellente. Funzionano in modo molto simile anche la linfa di betulla e la bromelia.

Fisioterapia, attività fisica e stile di vita sano

Tra i migliori rimedi naturali, e questo vale per ogni tipologia di linfedema di cui si soffra, anche per quelli in assoluto più gravi, c’è la fisioterapia. I fisioterapisti specializzati in queste condizioni fanno dei massaggi linfodrenanti a coloro che soffrono di linfedema, ma aiutano i loro pazienti anche a scoprire quali esercizi consentono di migliorare nettamente la situazione. Ovviamente non dovete credere che basti una sola visita dal fisioterapista per risolvere la situazione. Ci vuole tempo, pazienza e costanza infatti, almeno 6 settimane per vedere i primi risultati.

Oltre alla fisioterapia, è importante fare molta attività fisica e seguire uno stile di vita che sia quanto più sano possibile. Niente fumo quindi né alcol in eccesso, alimentazione sana e genuina, attività fisica ogni giorno e piccole buone abitudini quotidiane come andare a letto sempre alla stessa ora, anche nel fine settimana.

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come scegliere chirurgo plastico

Come scegliere chirurgo plastico: ecco da dove partire

Per una donna, il ritocchino estetico rappresenta un elisir di giovinezza per apparire più giovane ed affascinante agli occhi degli altri. Per poter usufruire di questo stratagemma, però, è fondamentale scegliere un chirurgo plastico di eccellenza, per non rischiare di subire dei veri e propri maltrattamenti estetici ed irrimediabili.
Ebbene, ma come fare a scegliere un ottimo chirurgo estetico senza paura di trovarsi davanti ad un discutibile professionista? Leggete qui sotto i nostri trucchi.

1. Chiedi delle opinioni in giro

Per prima cosa è essenziale informarsi e chiedere più informazioni sul chirurgo che avete davanti. Potete, ad esempio, cercare su internet eventuali recensioni su trattamenti e servizi oppure, se vivete in una zona abbastanza piccola, chiedere in giro eventuali esperienze di chi ci è già passato. Ovviamente, le opinioni sono pressoché soggettive, per cui non vanno prese per oro colato, tuttavia possono permettervi di farvi un’idea un po’ più concreta su chi avete davanti.

2. Vi ispira fiducia?

In un rapporto tra medico e paziente, la fiducia è un elemento essenziale e che non può mancare. Se il vostro chirurgo plastico Verona, Roma o Milano, vi sembra poco interessato o addirittura vi ispira poca professionalità, probabilmente non è un vero esperto del settore come vuole farvi credere. In questo caso l’empatia è importante, in particolar modo perché si parla di trattamenti estetici. Cercate professionisti in grado di farvi sentire a vostro agio e salutate chi invece non vi permette di essere voi stessi. È la cosa migliore se volete affidarvi a veri chirurghi plastici.

3. È iscritto all’Ordine dei Medici?

Quando si parla di punturine, filler o lifting, molto spesso si tende a passare sopra alle questioni burocratiche. Ebbene, fare uno di questi trattamenti comporta comunque delle operazioni al viso, anche se brevi e poco invasive che, se fatte male, possono generare veri problemi anche irrisolvibili. Per questa ragione, fate delle ricerche o comunque chiedete al vostro chirurgo estetico se è regolarmente iscritto all’Ordine dei Medici e se detiene una laurea specifica. Magari sembrerete fin troppo scrupolosi, ma quando si parla di salute ciò non è mai abbastanza.

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leishmaniosi gatto

Leishmaniosi nei gatti: cos’è e quali sono i sintomi

La leishmaniosi è una malattia che si presenta con una frequenza maggiore nei cani, ma nell’ultimo periodo si sta osservando un aumento dei casi anche nei gatti.

Il sistema immunitario dei gatti è da sempre stato in grado di contrastare questa malattia, rendendo la leishmaniosi un’entità patologica sporadica negli amici felini. L’aumento dell’incidenza nell’ultimo periodo porta a doversi preparare all’evenienza che ci possa essere anche la leishmaniosi nei gatti.

La leishmaniosi gatto è una malattia che deve essere conosciuta, per questo abbiamo pensato di scrivere una breve guida, in cui vedere cos’è questa malattia e quali sono i sintomi più frequenti che la caratterizzano.

Leishmaniosi nei gatti: cos’è?

La leishmaniosi nei gatti è una malattia infettiva che è determinata dalla Leishmania infantum. Si tratta di un protozoo, ovvero di un organismo eucariota unicellulare, che viene trasmetta dagli insetti, definiti flebotomi.

Questa malattia colpisce prevalentemente i cani, ma può interessare anche i gatti e sporadicamente l’uomo, configurandosi dunque come una zoonosi.

Per la diffusione dell’infezione è fondamentale il ruolo del flebotomo, vettore obbligato per la catena di trasmissione della Leishmania infantantum.

Il gatto solitamente è meno interessato da questo tipo di malattia, ma non per questo è protetto di sicuro dall’infezione. Inoltre, il rischio che si presenti la leishmaniosi nei gatti aumenta se questi hanno già una condizione patologica di base, ad esempio se sono affetti dalla toxoplasmosi o se hanno la FIV.

Sintomi della leishmaniosi nei gatti

Per parlare dei sintomi della leishmaniosi nei gatti bisogna prima spiegare che questa è una malattia con un periodo di incubazione lungo.

Il periodo di incubazione corrisponde a quel periodo di tempo in cui l’infezione è già in atto, ma decorre in modo asintomatico, in attesa che la sintomatologia compaia (ci sono anche malattie che decorrono solo in modo asintomatico).

Dopo il periodo di incubazione, la leishmaniosi diventa manifesta e si mostra allora in una delle tre forme caratteristiche:

1. Leishmaniosi cutanea

La prima forma è quella della leishmaniosi cutanea, che si caratterizza per la comparsa di noduli sottocutanei non dolenti. I noduli si possono osservare soprattutto nella regione testa – collo.

Oltre alla comparsa di questi noduli, è possibile osservare anche che i gangli linfatici diventano più grandi ed in alcuni casi possono addirittura andare incontro a fenomeni ulcerativi, in quel caso dolorosi e con rischio di sovrainfezione.

2. Leishmaniosi oculare

Come è facile intuire dal nome di questa forma, nella leishmaniosi oculare si ha un interessamento degli occhi, con possibili tipi di disturbi. Si può avere un’infiammazione delle palpebre, conosciuta come blefarite, ma anche un’uveite o una congiuntivite, insieme ad altri disturbi con compaiono con una frequenza minore, ma che non devono essere sottovalutati.

3. Leishmaniosi sistemica

Tra le varie forme di leishmaniosi nei gatti, questa è la meno frequente. Si tratta di una forma generalizzata, che si caratterizza soprattutto per un aumento delle dimensioni dei gangli linfatici.

Accanto a questo aumento dimensionale dei gangli, il gatto può presentare però anche dei sintomi generali ed aspecifici, come stanchezza, sonnolenza, inappetenza ed in generale un cambiamento nel normale comportamento.

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controllare la pressione durante la gravidanza

Come controllare la pressione alta durante la gravidanza

Nel corso della gravidanza le future mamme devono svolgere molti esami medici per avere una sana gestazione, tra cui il controllo della pressione del sangue, fondamentale per la salute della donna ed anche del nascituro. Fino a qualche anno fa per controllare la pressione del sangue era necessario recarsi presso qualche studio medico, oppure in alternativa presso qualsiasi farmacia attrezzata. Come ci spiega però la farmacia Pelizzo, una delle farmacie di turno a Udine più note ed affidabili della città, il controllo del sangue può essere effettuato anche a casa. L’importante è dotarsi della giusta strumentazione ed eseguire un controllo “fai da te”, che ha la stessa valenza di quello di un professionista.

Durante la gravidanza la pressione del sangue è soggetta a diversi sbalzi, quindi è opportuno procurarsi un misuratore della pressione accurato, preciso ed affidabile. I primi sei mesi di gestazione sono particolarmente delicati per la donna incinta, poiché la pressione del sangue potrebbe abbassarsi a causa del progesterone ormonale, che favorisce il rilassamento delle pareti dei vasi sanguigni. In questa fase il nemico principale per la donna incinta è la pressione alta, comunemente conosciuta come ipertensione. Nello specifico l’ipertensione indica una pressione della circolazione del sangue compresa tra 140 mmHG per la massima e 90 mmHG per la minima.

Questa condizione potrebbe provocare dei problemi alla donna incinta, ma non necessariamente è preoccupante per tutti i soggetti. Quali sono le condizioni che favoriscono l’ipertensione? Innanzitutto l’aumento di peso che si verifica nel corso della gravidanza, quindi è opportuno seguire una dieta sana ed equilibrata. A ciò ovviamente va affiancata una vita salutare, quindi al bando anche alcolici e sigarette. Non bisognerebbe mai farne abuso, in modo particolare per le donne in stato interessante, poiché potrebbero verificarsi danni anche piuttosto seri per il nascituro.

Particolare attenzione meritano i geni ereditari, che potrebbero favorire l’ipertensione anche per chi segue una dieta corretta ed uno stile di vita sano. È quindi opportuno controllare se ci sono casi di ipertensione collegata alla gestazione in famiglia, per agire di conseguenza ed eliminare gli altri fattori che favoriscono lo sviluppo di questa condizione. Anche l’età incide notevolmente sulla gravidanza di una donna, e sulla possibilità di favorire l’ipertensione. In modo particolare le donne che hanno superato i 40 anni hanno una maggiore possibilità di sviluppare l’ipertensione, quindi possono verificarsi casi di gravidanze a rischio. In questi casi è opportuno farsi seguire da uno specialista del settore per una gravidanza tranquilla e serena.

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