Sappiamo che l’uso di cannabis influisce sul sonno. Sebbene sia stato usato per secoli per aiutare a dormire. Ci sono prove più recenti che può anche interferire con il sonno a seconda della quantità utilizzata. Ma perché e come stimare la relazione genetica dell’uso di cannabis con i deficit di sonno?
Stimare la relazione genetica del consumo di cannabis con la privazione del sonno e un cronotipo di regolarità
Alcuni esperti di marijuana legale a Milano ha ripreso uno studio pubblicato sulla rivista “Sleep” fa luce su questo collegamento dimostrando che alcuni geni comuni predispongono le persone sia al consumo di cannabis che a problemi di sonno.
I ricercatori dell’Istituto di genetica comportamentale dell’Università del Colorado, Boulder, hanno studiato la relazione genetica tra uso di cannabis e disturbi del sonno, insonnia e dormire meno di sette ore, in due fasi. In primo luogo, hanno misurato le correlazioni genetiche tra la privazione del sonno e i comportamenti di consumo di cannabis.
Successivamente, hanno stimato se il rischio di privazione del sonno potesse prevedere l’uso di cannabis. Hanno utilizzato database genetici per misurare quello che è noto come punteggio di rischio poligenico (PSR). Al fine di prevedere con precisione se un individuo stava avendo problemi di sonno.
Un PRS stima la misura in cui un numero di geni lavora insieme per influenzare un particolare tratto. Utilizzando le statistiche per confrontare il PRS per il sonno e l’uso di cannabis, gli autori hanno dimostrato che i due tratti erano geneticamente correlati. Sono stati anche in grado di utilizzare i PRS per stimare l’età in cui è iniziato il consumo di cannabis e l’entità del consumo di cannabis nel corso della vita di un individuo.
Significativa correlazione genetica
Le statistiche riassuntive provenivano da studi esistenti di associazione sull’intero genoma degli antenati europei. Tutti incentrati su durata del sonno, insonnia, cronotipo, consumo di cannabis per tutta la vita e disturbi dell’uso di cannabis. I dati target consistevano in dati auto-riferiti sul sonno (durata del sonno, sensazione di stanchezza e sonnellini) e comportamenti di consumo di cannabis (uso nel corso della vita, numero di usi nel tempo, uso nel corso del tempo). Ultimi 180 giorni, età del primo utilizzo e sintomi di CUD durante la vita).
Il punteggio di rischio poligenico per l’insonnia prevedeva un’età precoce del primo consumo di cannabis e un aumento del numero di sintomi di consumo nel corso della vita. In conclusione, il consumo di cannabis è geneticamente associato sia a deficit del sonno che a un cronotipo di regolarità (manifestazione del ritmo circadiano). Il che suggerisce che ci sono geni che predispongono gli individui sia al consumo di cannabis che ai deficit di sonno. Sebbene questo studio fornisca informazioni sul legame tra l’uso di cannabis e il sonno, c’è ancora molta strada da fare per capire perché gli effetti della cannabis e dei singoli cannabinoidi (ad esempio, THC e CBD) sul sonno dipendono dalla dose.
Il THC a basso dosaggio e il CBD ad alto dosaggio sembrano aumentare il sonno lento e la durata del sonno. Mentre alte dosi di THC e basse dosi di CBD sembrano interferire con il sonno. Inoltre, ci sono molte prove aneddotiche che la cannabis può migliorare i disturbi del sonno associati a sclerosi multipla, fibromialgia, IBD e dolore neuropatico cronico.
Altri studi dovrebbero anche espandere la popolazione in studio perché questo studio era limitato a un’analisi genetica di persone principalmente bianche di origine europea.